Nord Europa apre la battaglia sui fondi Ten-T

Nord Europa apre la battaglia sui fondi Ten-T

Nord Europa apre la battaglia sui fondi Ten-T

Un documento firmato dalle Autorità Portuali di otto scali dell’Atlantico settentrionale chiede all’Unione Europea di concentrare gli investimenti del programma Ten-T sugli scali più produttivi. Che sono i loro.
La nota diffusa il 14 ottobre 2014 dai porti di Anversa, Zeebrugge, Amburgo, Brema-Bremerhaven, Rotterdam, Amsterdam, Groningen e Moerdijk è una sorta di dichiarazione di guerra contro gli scali dell’Europa meridionale, accusati di essere poco efficienti e, quindi, di non meritare i fondi comunitari del programma Ten-T. Il tono emerge fin dalle prime righe del testo, indirizzato all’Unione Europea: “Una chiara focalizzazione sul valore aggiunto economico per l’Europa deve prevalere su considerazioni geopolitiche o di coesione politica”. Perciò, gli scali del Nord chiedono “Un dialogo aperto con la Commissione Europea sulla ripartizione del finanziamento, col fine di realizzare gli investimenti più efficaci per le infrastrutture portuali”.
I porti dell’Europa orientale contestano duramente e apertamente la relazione della Espon (European Observation Network for Territorial Development and Cohesion) sugli scenari e le tendenze dei trasporti. Il principale relatore del rapporto, sottolineano i porti del Nord, è l’istituto spagnolo Mcrit, che suggerisce una politica comunitaria destinata a connettere le città di secondo livello e sviluppare le infrastrutture del Mediterraneo per migliorare il traffico container tra Asia ed Europa. Ciò permetterebbe, sempre secondo il rapporto Espon, di risparmiare tempo, denaro e inquinamento rispetto agli scali atlantici.
Una prospettiva che i porti del Nord non piace affatto, anzi che ritengono falsa. “I risultati Espon ignorano chiaramente alcuni fatti socio-economici di base, le tendenze economiche dominanti, il consolidamento commerciale e le nuove tecnologie per la costruzione navale e l’efficienza dei porti”, scrivono nella nota. E controbattono con un’altra relazione, scritta nel 2011 dall’agenzia di ricerca Nea, secondo cui i porti settentrionali “Offrono il percorso più efficiente per il trasporto di container verso gran parte dell’entroterra del centro Europa”.
Restando a oggi, prosegue il comunicato, “Sette porti situati nel Nord Europa mostrano un flusso di container quattro volte superiore degli undici porti principali della costa meridionale dell’Europa”. La conclusione è che se si concentrano gli investimenti sulle “porte periferiche”, il rendimento sarà basso. Inoltre, conclude la nota “Questo approccio mina gli obiettivi del Libro Bianco europeo per i trasporti del 2011. Gli errori commessi in passato in altri settori dovrebbero tradursi in lezioni apprese, invece di essere trasporti nel settore delle merci”.